giovedì, ottobre 22, 2009

Langsam, Woyzeck, langsam!

Quando si dice che la scuola apre la mente. In questi giorni mi sento come l'Hauptmann nel Woyzeck, penso allo scorrere del tempo. E ci penso anche ora, ma a differenza dell'Hauptmann sono felice. Felice, si. Perchè la pioggia batte contro il vetro dell'enorme finestra che ho davanti, ed è autunno, e fuori fa freddo ma io non lo sento. Pomeriggio perfetto, a modo, ritemprante. Bevo tè speziato, allungo le gambe sul materasso, sposto il lenzuolo sfatto. La luce è avvolgente nella stanza, i miei capelli sono rosso fuoco ed è nero il mollettone che li doma. So che stare a piedi nudi con questo raffreddore non è il massimo, ma non mi importa, perchè io ora sto bene. Sto bene! Scrivo con un portatile non mio, su un letto non mio, con addosso una camicia da uomo azzurra, non mia. E dall'altra stanza si sente il rumore dell'acqua nella doccia, ed io sono così felice.

martedì, ottobre 13, 2009

Verfremdungseffekt.

Inconsapevolmente, quell'uomo con la tuta da benzinaio fuori dall'ospedale mi ha riportato alla mente una persona simile -stessa tuta, stessi capelli, stessi occhi- che mi scrutava oltre il finestrino mentre mio padre faceva benzina. Proprio quel giorno in cui mi ero svegliata alle cinque e mezza del mattino per arrivare presto a Milano, evitando il traffico. Proprio quel giorno in cui avevo preso quel treno che andava così veloce. Proprio quel giorno in cui sono arrivata da te, e tu mi hai mostrato cose mai viste. Proprio quel giorno in cui lasciavo la valigia in corridoio e appoggiavo gli occhiali da sole sul tavolino di camera tua per guardare fuori dalla finestra, e tu mi abbracciavi, mi baciavi, e ci amavamo senza stancarci mai.

giovedì, ottobre 08, 2009

Pomeriggi al lago.

Mi chiedi di trovare un pomeriggio completamente libero per continuare la tradizione del film visto sul tappeto col gatto che, puntualmente, si sdraia sulla tastiera del pc. Dici che questa sarà la volta di Pulp Fiction 'perchè non l'hai mai visto. Ma se vuoi possiamo vederne anche due nello stesso pomeriggio e l'altro lo scegli tu' .
Se solo avessi più tempo studierei il russo, leggerei attentamente in francese, guarderemmo insieme tutti i film che vuoi.

giovedì, ottobre 01, 2009

Profumi d'Albione.

Era una giornata stranamente calda, quella. Il sole picchiava, martellava, ed io aspettavo. Aspettavo che giungesse la sera, la notte ed il giorno dopo e così via, per potermene andare più in fretta. Venti agosto o giù di lì, il sole mi bruciava la pelle già abbronzata che la mia canottiera nera lasciava scoperta ed i rovi graffiavano le mie gambe scoperte. Entro in una sala deserta del museo, alla ricerca di aria condizionata. Fuori dall'enorme vetrata c'è un cielo fantastico, se mi piego sulle ginocchia posso osservare i fiori estremamente curati nei minimi particolari. Dei passi alle mie spalle mi fanno voltare improvvisamente -i'm sorry, i didn't want to scare you, mi dici. Anche tu, come me, hai dipinta sul volto un'aria spaesata, ma la tua canottiera -nera- è praticamente bagnata ed aderisce al tuo petto pallido. I tuoi pantaloncini sembrano quasi ridicoli, sproporzionati se paragonati alle lunge gambe che vestono, e la tua tracolla di cuoio quasi tocca terra. Hai i capelli color del miele, poca barbetta incolta ed occhi profondi del colore dell'oceano. La tua pelle, pallida avena, è bruciata dal sole sulle spalle e sul torace. Profumi d'Albione, tutto di te mi ricorda l'oltremanica. Sei un po' il Damon Albarn dei vecchi tempi, un po' tanto Patrick Wolf. E mentre penso tutto questo tu mi fissi negli occhi e, inaspettatamente, appoggi una tua mano -così grande, così definita nei suoi armoniosi contorni- sulla mia spalla. E sorridi.