sabato, dicembre 19, 2009

Leave your body.

Ho smesso di contare i giorni perchè mi sono resa conto di quanto sia inutile farlo. Ho trovato per strada delle vacanze natalizie iniziate prima del previsto ed ho pensato 'perchè non accoglierle?'.
Ed eccomi qua, ad ascoltare canzoni vecchie, a scaricare discografie perdute, a decidere per quanto riguarda un determinato colore di capelli. E' così che passo i miei ultimi giorni da diciottenne, senza l'ansia di arrivare ad una nuova meta e senza il rimpianto di non aver goduto appieno dell'anno appena passato. Non sogno più l'Inghilterra perchè mi rendo conto di essermene riempita i polmoni quanto basta, nei miei pensieri altri luoghi se la fanno da protagonisti incontrastati ed ho addirittura scelto cosa ne sarà di me da qui a.. a. Non sta bene darsi limitazioni di tempo, suvvia.

lunedì, dicembre 07, 2009

The Cage.

Non è disarmante quando le parole della propria canzone preferita descrivono esattamente quello che non si vorrebbe far accadere? Ditemi, non lo è?
Sogno di passeggiate nella natura nordica. Cammino, mi guardo intorno, pregusto bevande bollenti quando, d'improvviso, una biforcazione. Un bivio, rappresentazione oggettiva della mia vita attuale. Analizzando qualsiasi situazione mi trovo davanti all'obbligo di compiere una scelta. Solo che non voglio. Ed è alquanto frustrante, perchè non appena cerco conforto in quelle parole..zac, mi ritorna alla mente ciò che vorrei solo trattare alla stregua di un brutto sogno.
Qualcuno, l'altra sera, mi ha sussurrato all'orecchio che passa tutto l'anno ad aspettare l'inverno perchè a causa del freddo le persone devo stringersi, abbracciarsi, stare più vicine.

lunedì, novembre 09, 2009

Invernismi.

Il cielo era grigio, le nuvole pesanti e colme di neve, il vento gelido sferzava i volti. I finestrini della macchina erano tutti appannati a causa dei nostri respiri, in quello spiazzo in cui nessuno poteva vederci. Ma da lì noi potevamo vedere tutto: le cime degli alberi, le montagne innevate, il lago increspato. Faceva freddo, e noi lì, a bere tè bollente su quel sedile posteriore, a fare i disegnini con le dita sui vetri appannati, a sorridere con gli occhi prima che con le labbra, invisibili sotto le nostre sciarpe pesanti. Sotto al plaid pesante, mentre i nostri respiri formavano delle nuovolette bianche al sapore di tè alla cannella.
Faceva freddo, ma a noi non importava. E sotto al maglione, alla giacca pesante, ai guanti, sotto al rossore delle nostre guance e delle nostre mani, noi immaginavamo la Francia. Un paesino a sud di Parigi, un caminetto caldo, una coperta. Leggere un buon libro, apprezzare la musicalità delle parole. Correre tra le foglie rosse del tardo autunno. La semplicità delle piccole cose ordinarie, di una cioccolata calda, della canzone giusta al momento giusto. Eppure quel pomeriggio eravamo lì, in quella radura da cui godevamo di un panorama mozzafiato, a guardarci negli occhi, a preoccuparci della punta del naso gelata. Non c'era la Francia e nemmeno la cioccolata, non c'era il caminetto ed in quella macchina si gelava. Ma, nonostante tutto, noi immaginavamo di essere altrove, di immergere le nostre labbra in altre tazze bollenti, di sentire altri venti sibilare attraverso le foglie degli alberi.

giovedì, ottobre 22, 2009

Langsam, Woyzeck, langsam!

Quando si dice che la scuola apre la mente. In questi giorni mi sento come l'Hauptmann nel Woyzeck, penso allo scorrere del tempo. E ci penso anche ora, ma a differenza dell'Hauptmann sono felice. Felice, si. Perchè la pioggia batte contro il vetro dell'enorme finestra che ho davanti, ed è autunno, e fuori fa freddo ma io non lo sento. Pomeriggio perfetto, a modo, ritemprante. Bevo tè speziato, allungo le gambe sul materasso, sposto il lenzuolo sfatto. La luce è avvolgente nella stanza, i miei capelli sono rosso fuoco ed è nero il mollettone che li doma. So che stare a piedi nudi con questo raffreddore non è il massimo, ma non mi importa, perchè io ora sto bene. Sto bene! Scrivo con un portatile non mio, su un letto non mio, con addosso una camicia da uomo azzurra, non mia. E dall'altra stanza si sente il rumore dell'acqua nella doccia, ed io sono così felice.

martedì, ottobre 13, 2009

Verfremdungseffekt.

Inconsapevolmente, quell'uomo con la tuta da benzinaio fuori dall'ospedale mi ha riportato alla mente una persona simile -stessa tuta, stessi capelli, stessi occhi- che mi scrutava oltre il finestrino mentre mio padre faceva benzina. Proprio quel giorno in cui mi ero svegliata alle cinque e mezza del mattino per arrivare presto a Milano, evitando il traffico. Proprio quel giorno in cui avevo preso quel treno che andava così veloce. Proprio quel giorno in cui sono arrivata da te, e tu mi hai mostrato cose mai viste. Proprio quel giorno in cui lasciavo la valigia in corridoio e appoggiavo gli occhiali da sole sul tavolino di camera tua per guardare fuori dalla finestra, e tu mi abbracciavi, mi baciavi, e ci amavamo senza stancarci mai.

giovedì, ottobre 08, 2009

Pomeriggi al lago.

Mi chiedi di trovare un pomeriggio completamente libero per continuare la tradizione del film visto sul tappeto col gatto che, puntualmente, si sdraia sulla tastiera del pc. Dici che questa sarà la volta di Pulp Fiction 'perchè non l'hai mai visto. Ma se vuoi possiamo vederne anche due nello stesso pomeriggio e l'altro lo scegli tu' .
Se solo avessi più tempo studierei il russo, leggerei attentamente in francese, guarderemmo insieme tutti i film che vuoi.

giovedì, ottobre 01, 2009

Profumi d'Albione.

Era una giornata stranamente calda, quella. Il sole picchiava, martellava, ed io aspettavo. Aspettavo che giungesse la sera, la notte ed il giorno dopo e così via, per potermene andare più in fretta. Venti agosto o giù di lì, il sole mi bruciava la pelle già abbronzata che la mia canottiera nera lasciava scoperta ed i rovi graffiavano le mie gambe scoperte. Entro in una sala deserta del museo, alla ricerca di aria condizionata. Fuori dall'enorme vetrata c'è un cielo fantastico, se mi piego sulle ginocchia posso osservare i fiori estremamente curati nei minimi particolari. Dei passi alle mie spalle mi fanno voltare improvvisamente -i'm sorry, i didn't want to scare you, mi dici. Anche tu, come me, hai dipinta sul volto un'aria spaesata, ma la tua canottiera -nera- è praticamente bagnata ed aderisce al tuo petto pallido. I tuoi pantaloncini sembrano quasi ridicoli, sproporzionati se paragonati alle lunge gambe che vestono, e la tua tracolla di cuoio quasi tocca terra. Hai i capelli color del miele, poca barbetta incolta ed occhi profondi del colore dell'oceano. La tua pelle, pallida avena, è bruciata dal sole sulle spalle e sul torace. Profumi d'Albione, tutto di te mi ricorda l'oltremanica. Sei un po' il Damon Albarn dei vecchi tempi, un po' tanto Patrick Wolf. E mentre penso tutto questo tu mi fissi negli occhi e, inaspettatamente, appoggi una tua mano -così grande, così definita nei suoi armoniosi contorni- sulla mia spalla. E sorridi.

sabato, settembre 05, 2009

Ogni cosa al suo posto.

Mi ero ripromessa di iniziare a studiare dal primo settembre, ma per favore.
La verità è che in questi giorni c'è qualcosa che proprio non vuole saperne di andare come dovrebbe, una sensazione strana, quasi un'apnea. E ieri sera si è acutizzata, mentre acciambellata sul divano passavo la serata guardando un film. Un film che, non tanto per la storia in sè quanto per il volto del protagonista, ha fatto tornare a galla dei ricordi che nemmeno saprei se definire piacevoli o meno. Sono andata a dormire disorientata, come se mi fossi appena risvegliata dopo aver preso una forte botta in testa, e la stessa sensazione l'ho provata questa mattina quando, ancora assonnata, mi sono inginocchiata davanti all'armadio per prendere una maglietta da tenere su in casa. Il caso (?) ha voluto che fosse proprio quella col simbolone mod, quella che ho messo un'unica volta, a febbraio, al concerto dei bros. E qui ancora appannamento e tristezza, so benissimo che torneranno ma c'è qualcosa di me che se n'è andato con loro.
Forse il punto è proprio questo: qualcosa di me si sta staccando, se ne sta andando piano piano e io non riesco a capire. Come rimedio -o forse conseguenza- passo le giornate nella pigrizia più assoluta, parlo poco, non vedo gente, non esco. Non ho più idee.

lunedì, agosto 31, 2009

Si cambia.

Ebbene, da oggi si cambia. Niente più immagini nei post, niente più frasi alla fine, solo nero su bianco. Qualcosa mi ha trattenuto dal modificare tutti i post precendenti, ma non so bene cosa.
Ma questo cambiamento esteriore maschera, oppure mostra, un procedimento interiore non indifferente. Sono stanca del mio vecchio essere, ho bisogno di aria nuova. Si! Aria nuova, posti nuovi, gente nuova. La valle non mi basta più.