Ritrovarsi in una stanza piena di vetri rotti e camminare a piedi nudi, ecco come ci vedevo stanotte. Vedevo noi che raccoglievamo i vetri e ci sfregiavamo i volti e le mani e i petti e le gambe, sentivo la gente che urlava. La gente, la classica gente da sabato sera di provincia qui, che ruota sempre intorno agli stessi locali, la classica gente che si è messa ad urlare e a chiamare soccorso senza capire il nostro sfogo liberatorio e permeato di noi, fatto di me e te, solo me e te.
E poi a rincorrerci per corridoi infiniti con le bocche piene di marmellata di pesche (che tu odi) e bere bicchieri colmi di latte (che io odio), ed uscire nei giardini in fiore con la primavera che ci chiama per nome.