domenica, marzo 28, 2010

Scriverò.

scriverò in una giornata di sole moderno, di sole con gli occhiali da sole. come quello di oggi, per dire.
scriverò delle mie estremità fredde nonostante il calore pomeridiano,
scriverò di macchine rosse lanciate a tutta velocità contro guard rail deformati, di concerti estivi da dodici ore di coda e brividi.
scriverò di profumi maschili e di bandiere, di bottigliette di san benedetto naturale a temperatura ambiente.
scriverò di prati di fiori di fiumi di montagne di dogane di gelati di sigarette di deodoranti per ambienti di libri
e di parole di parole di parole di parole di parole.

martedì, marzo 23, 2010

Everybody knows you cried last night.

Ritrovarsi in una stanza piena di vetri rotti e camminare a piedi nudi, ecco come ci vedevo stanotte. Vedevo noi che raccoglievamo i vetri e ci sfregiavamo i volti e le mani e i petti e le gambe, sentivo la gente che urlava. La gente, la classica gente da sabato sera di provincia qui, che ruota sempre intorno agli stessi locali, la classica gente che si è messa ad urlare e a chiamare soccorso senza capire il nostro sfogo liberatorio e permeato di noi, fatto di me e te, solo me e te.
E poi a rincorrerci per corridoi infiniti con le bocche piene di marmellata di pesche (che tu odi) e bere bicchieri colmi di latte (che io odio), ed uscire nei giardini in fiore con la primavera che ci chiama per nome.

giovedì, marzo 04, 2010

There there.

farsi venire il mal di testa è la moda del momento nel ridente paesino sopra il fiume, quello in cui non mi azzarderei a mettere la mano per paura che mi si sciolga. che poi in realtà guidare con la pioggia è rilassante e le strade del ridente paesino se bagnate di pioggia sembrano così english.
ma poco male. l'imminente esame mi spinge a cercare film ungheresi sottotitolati in tedesco e a non trovarli, a leggere romanzi in tedesco e a non trovarli. peccato che il tedesco non sia la mia lingua preferita, o meglio lo sarebbe se non mi fosse stata imposta per anni come una mannaia che pende sul collo. quindi, dicevo, non lo è: preferisco piuttosto.. non lo so nemmeno io. die Grenzen deiner Sprache sind die Grenzen deiner Welt, liberamente citato.
i fratelli Karamàzov giacciono sul mio comodino e profumano di libro antico, vissuto, degno. confido di poterli leggere tra tre anni in lingua originale, è il mio obiettivo anche se non quello principe-principale-prinzipal.