Caro D.,
sai che, in fondo, avevi ragione tu? Mi riferisco a quella sera di settembre in cui passeggiavamo mano nella mano per il centro di un'anonima cittadina popolata da ancor più anonime persone, quando tu, guardandomi negli occhi, mi dicesti che vivevo più di passato che di futuro.
Io ho sempre guardato con attenzione alle cose accadute, mi hanno sempre affascinato. Se non sbaglio, era una delle molteplici cose che ci ha legato, anche se ufficiosamente, per molto molto tempo. Ci ripenso ora, con una valigia semiaperta su un pavimento gelido e tante speranze: ho una strada (poco)spianata davanti a me, un aereoporto e il futuro che mi aspetta. La vita che mi sono scelta io, per intenderci, in mezzo alla neve e a gente che si esprime tramite 'lingue morte'. Il gusto per l'antico. Tutte cose che non avresti tollerato all'epoca, lo so bene, ma ora?
Certe volte mi soffermo a pensarti, mi domando cosa ne è stato della tua vita, se hai raggiunto la felicità tanto cercata. Sarai ancora in Italia, ti sarai trasferito nella tua piovosa Inghilterra o nella verde Germania dei tuoi genitori? Chissà se rispetterai la tradizione e verrai anche quest'anno a Venezia per il carnevale, chissà se ti riconoscerò anche da mascherato. Chissà, se in quel freddo novembre fossi venuta con te sotto ad un tenue cielo inglese, cosa sarebbe successo.
Dopodomani sarà il tuo compleanno: ventotto anni non si compiono tutti i giorni. Porti ancora il fazzoletto verde? Prendi ancora a Saronno il treno per Milano Cadorna? Ritieni ancora l'italiano la tua quarta lingua, dopo inglese, tedesco e dialétu? Non saresti più tu. Fare gli auguri in anticipo porta sfortuna, e non illuderti: non te li farò nemmeno il giorno giusto, volevo solamente farti sapere che è stata la mia passione per le cose passate, e nient'altro, a far nascere queste parole. Vorrei chiederti anche cosa ci facevi quella sera d'agosto di due anni fa a Roma, in quel locale dove, ironia della sorte, misi piede anche io. La vita è proprio strana, non trovi? Abitare a due paesini di distanza eppure ritrovarsi dall'altra parte della nostra ridente penisola, in una città che hai sempre detestato. Se potessi, ti inviterei qui a Venezia a prendere un tè: ci sono dei localini inglesi deliziosi, sono convinta che ti piacerebbero. All'epoca della nostra relazione avevo sedici anni, quanto tempo è passato? Vorrei dirti che per certi versi sono ancora la ragazza ricciola con un gran sorriso che hai conosciuto quella sera di metà settembre, forse solo con un po' più di indipendenza gentilmente concessami dai miei. E tu? Sei ancora quel ragazzo dai capelli neri e dagli occhi di ghiaccio? Se non avessi un nome tanto comune ti avrei cercato sui miliardi di social network, per curiosità: sai, nell'altra casa ho ancora, da qualche parte, la foto di un piccolo D. di appena sei anni: un amore, non troppo diverso dal D. all'epoca ventiquattrenne che mi aveva completamente catturata. Ma le cose cambiano, e se potessimo parlare ti chiederei di guardare nella mia drammatica confusione e di formulare un responso. Magari attraverso le parole del tuo gruppo preferito, che guarda caso è anche il mio, e che guarda caso ha appena fatto uscire un nuovo disco..
Caro D., scusa la lunghezza di questa mia missiva. Per me è giunto il tempo di chiudere questa maledetta valigia e di partire. Di te voglio portarmi dietro solo le cose belle, quelle che all'epoca mi facevano tanto sorridere. Bada bene, però, che non ho dimenticato nulla: come può il campo dimenticare la furia della tempesta che lo ha irrigato?
persino Pan si direbbe vinto, a giudizio di Arcadia.
venerdì, febbraio 25, 2011
martedì, febbraio 22, 2011
Re-offender.
E come te lo dico che in realtà sto ancora male se mi guardi con quegli occhi?
E come te lo dico che la testa mi esplode mentre siamo spensierati sul sedile posteriore?
E come te lo dico che mi sembra tutto un fatale, incombente, tremendo errore, se mi dici che non vorresti essere da nessun'altra parte?
E come te lo dico che non so quello che voglio mentre la pioggia batte sui finestrini della tua macchina nuova?
Paradossalmente, lo scrivo qui. Perchè non ho il coraggio di dirtelo in faccia e so che qui non arriverai mai.
E come te lo dico che la testa mi esplode mentre siamo spensierati sul sedile posteriore?
E come te lo dico che mi sembra tutto un fatale, incombente, tremendo errore, se mi dici che non vorresti essere da nessun'altra parte?
E come te lo dico che non so quello che voglio mentre la pioggia batte sui finestrini della tua macchina nuova?
Paradossalmente, lo scrivo qui. Perchè non ho il coraggio di dirtelo in faccia e so che qui non arriverai mai.
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