venerdì, gennaio 10, 2014

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Ci sono entrata, lo sai, nella tua ex scuola. Pavimenti in legno rovinato, stanzoni da caserma comunista, enormi finestre e muri bianco sporco. Come se non bastasse, ho sentito la campanella suonare ben tre volte, che poi è il numero preciso delle nostre uscite e, volendo dirla tutta, dei tuoi tatuaggi. Dei tuoi piercing, anche, che ora però non metti più.
Che effetto mi ha fatto, non saprei dire. Mi ha tolto il respiro, come una palla di neve in pieno volto quando sei bambino. Anneghi nel bianco, nel gusto farinoso che ti entra in bocca, nel freddo che ti riempie le narici.
Io sono annegata nel verde del parco circostante, nella triade bianco-blu-rossa ripetuta ovunque. Oh, anche nel parquet degli anni trenta. Negli schienali duri delle sedie del teatrino. Nelle panche basse. Nei soffitti alti. Nel cielo grigio e nella temperatura sottozero.
Chissà cosa stai facendo ora. A che pensi? Me lo dici?

Sono le cinque del mattino e ci sono solo strade sperse nella steppa che ci separano, incroci vuoti, cartelloni pubblicitari scritti a mano e mossi dal vento.

martedì, dicembre 18, 2012

Slovacchia

Diceva che la felicità amputa le mani agli scrittori ed impedisce loro di produrre quella speciale forma d'arte che viene da uno e parla per cento. Diceva che chi è triste scrive di più, scrive meglio, ha più ispirazione.
Così parlava e mi osservava calmo dietro le grandi lenti che proteggevano i suoi teneri occhi. Aveva grandi mani capaci di accarezzare le corde di una chitarra come se stesse amando una donna, un sorriso gentile e i capelli, lunghi sino alle spalle, un poco arruffati.
Vorrei che potesse ascoltarmi in questo momento, vorrei che potesse consigliarmi; che mi consolasse piano e che appoggiasse di nuovo le sue mani sulle mie, che mi chiedesse che canzone vorrei sentire. Che cosa risponderei? Non ne ho idea, non importa: solo, vorrei che la suonasse con tocchi morbidi e delicati ma allo stesso tempo violenti e rapidi, lui e la sua chitarra come fossero una cosa sola, il suo sguardo concentrato ed i suoi muscoli tesi, come se stesse facendo l'amore col mio corpo mentre io, in un angolo, sto ferma a guardare.